Il lutto è l'esperienza emotiva e psicologica che consegue una perdita. Solitamente si identifica come lutto il forte dolore sperimentato alla perdita di una persona cara ma si può parlare di lutto anche nel caso di altre perdite che comportano comunque un forte coinvolgimento emotivo come, ad esempio, la perdita del lavoro, la scoperta di essere affetti da una malattia invalidante e permanente o persino la rottura di una relazione significativa.
Elaborare un cambiamento di queste proporzioni attiva un processo psichico particolare chiamato processo di elaborazione del lutto che consente all’individuo di trovare una rinnovata stabilità. Il processo generalmente viene diviso in 4 fasi, anche se tale numero può variare a seconda degli autori:
L'individuo può apparire inebetito, sembra incapace di accettare la notizia e tende anche a negare che la perdita sia davvero avvenuta, e può manifestare anche degli attacchi di panico.
In questa fase vengono attivati, in modo automatico, i meccanismi di difesa, ovvero delle strategie messe in atto per difendersi da eventi ed emozioni dolorosi. I meccanismi di difesa hanno la fondamentale funzione di proteggere gli esseri umani dalle situazioni troppo difficili da tollerare, dando loro il tempo per adattarsi alla nuova situazione.
Le persone vicine all'individuo devono fare molta attenzione, e rispettare le tempistiche d’azione dei meccanismi di difesa: non possono, quindi, pretendere subito che venga accettato il nuovo assetto situazionale o che l’interesse venga focalizzato subito sul futuro o su faccende importanti quando invece l'individuo può dedicare importanza ad aspetti secondari della situazione.
I meccanismi tendono a ridursi nel tempo, dopo aver permesso alla persona di adattarsi alla nuova situazione superando la fase iniziale. Tuttavia, ciò può anche non avvenire, e il paziente può, ad esempio, continuare a mostrare totale negazione verso la perdita anche dopo un prolungato periodo di tempo. In questi casi è necessario rivolgersi ad uno specialista, essendo in atto un blocco del processo di elaborazione del lutto, dal momento che le risorse cognitive vengono impiegate per negare la situazione piuttosto che nel progettare come adattarsi al futuro tenendo conto della perdita subita.
Questa è la fase più delicata: iniziano a manifestarsi delle intense emozioni di paura e rabbia, che coinvolgono i familiari, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro. Queste reazioni tendono solitamente a normalizzarsi dopo qualche tempo.
La fase di reazione è uno stadio molto delicato dell'iter psicologico e relazionale del paziente. Può rappresentare sia la fase dove v’è la maggior richiesta implicita di aiuto ma anche la fase della chiusura in sé stessi e del rifiuto di aiuti esterni. È dunque la fase in cui il paziente può subire il peggior pericolo di blocco del processo di elaborazione del lutto, e può portare all’insorgere di problematiche più complesse come la depressione e i disturbi d’ansia. In questi casi l’aiuto potrebbe non essere chiesto direttamente dal paziente, ma sono i familiari prossimi a riconoscere la possibile insorgenza di una problematica psicopatologica così da rivolgersi allo specialista di riferimento.
In questa fase si può inoltre ricorrere massicciamente all'uso del pensiero magico, data l'impossibilità di ottenere una risposta logica alle proprie domande. Questo tipo di pensiero si contrappone totalmente al pensiero logico e costituisce un tipo di pensiero cognitivo in cui manca una relazione causale fra soggetto e oggetto. L’utilizzo del magismo, quindi, permette di dare una risposta alle domande che il paziente si pone e a cui la logica non riesce a dare una risposta. Il magismo riesce a contenere l’ansia e l’angoscia e dunque può risultare utile nella prima fase di accettazione e va accettato il ricorso a tale difesa. Solitamente viene abbandonato col tempo con l’aumento della consapevolezza di malattia ma, in alcuni casi, esso non regredisce ed è necessario rivolgersi a uno specialista onde evitare ripercussioni più gravi.
Nel complesso si va quindi verso una normalizzazione dell'individuo, al netto dei cambiamenti apportati dalla perdita che può richiedere di modificare in qualche modo il proprio stile di vita. Si è inoltre molto più recettivi e motivati.
Questa fase è solitamente identificata come la fase di accettazione della perdita: ciò che è accade, tuttavia, non è il raggiungimento dell’accettazione ma l’attivazione di un processo di elaborazione. Pertanto, se in futuro dovessero sorgere nuovamente dei periodi difficili per il paziente, potranno essere necessari nuovi aggiustamenti e il processo di adattamento andrà dunque riattivato.
In tutto il processo di elaborazione e accettazione della perdita svolge un ruolo cruciale l’autoefficacia, ossia la convinzione di sapere in che modo agire, la convinzione di avere le capacità di farlo e la convinzione che mettendo in atto certi comportamenti si raggiungeranno i risultati sperati. Queste consapevolezze dipendono da vari fattori, a seconda del tipo di lutto subito. È comunque molto importante che la persona non si senta sola e che non tenda ad etichettarsi e rinchiudersi automaticamente in un pregiudizio, ma che mantenga una vita attiva e partecipativa, pur tenendo ovviamente conto delle possibili limitazioni che susseguono alla perdita, a seconda di quale essa sia.
Il lutto si supera con l'accettazione ed è normale che il processo nel suo complesso possa richiedere un po' di tempo. In alcuni casi, tuttavia, il lutto non viene superato correttamente e sfocia in una condizione patologica: in tal caso può risultare d'aiuto rivolgersi a uno psicologo.
Elaborare un cambiamento di queste proporzioni attiva un processo psichico particolare chiamato processo di elaborazione del lutto che consente all’individuo di trovare una rinnovata stabilità. Il processo generalmente viene diviso in 4 fasi, anche se tale numero può variare a seconda degli autori:
- Fase di shock (o di negazione)
L'individuo può apparire inebetito, sembra incapace di accettare la notizia e tende anche a negare che la perdita sia davvero avvenuta, e può manifestare anche degli attacchi di panico.
In questa fase vengono attivati, in modo automatico, i meccanismi di difesa, ovvero delle strategie messe in atto per difendersi da eventi ed emozioni dolorosi. I meccanismi di difesa hanno la fondamentale funzione di proteggere gli esseri umani dalle situazioni troppo difficili da tollerare, dando loro il tempo per adattarsi alla nuova situazione.
Le persone vicine all'individuo devono fare molta attenzione, e rispettare le tempistiche d’azione dei meccanismi di difesa: non possono, quindi, pretendere subito che venga accettato il nuovo assetto situazionale o che l’interesse venga focalizzato subito sul futuro o su faccende importanti quando invece l'individuo può dedicare importanza ad aspetti secondari della situazione.
I meccanismi tendono a ridursi nel tempo, dopo aver permesso alla persona di adattarsi alla nuova situazione superando la fase iniziale. Tuttavia, ciò può anche non avvenire, e il paziente può, ad esempio, continuare a mostrare totale negazione verso la perdita anche dopo un prolungato periodo di tempo. In questi casi è necessario rivolgersi ad uno specialista, essendo in atto un blocco del processo di elaborazione del lutto, dal momento che le risorse cognitive vengono impiegate per negare la situazione piuttosto che nel progettare come adattarsi al futuro tenendo conto della perdita subita.
- Fase di reazione (o della rabbia)
Questa è la fase più delicata: iniziano a manifestarsi delle intense emozioni di paura e rabbia, che coinvolgono i familiari, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro. Queste reazioni tendono solitamente a normalizzarsi dopo qualche tempo.
La fase di reazione è uno stadio molto delicato dell'iter psicologico e relazionale del paziente. Può rappresentare sia la fase dove v’è la maggior richiesta implicita di aiuto ma anche la fase della chiusura in sé stessi e del rifiuto di aiuti esterni. È dunque la fase in cui il paziente può subire il peggior pericolo di blocco del processo di elaborazione del lutto, e può portare all’insorgere di problematiche più complesse come la depressione e i disturbi d’ansia. In questi casi l’aiuto potrebbe non essere chiesto direttamente dal paziente, ma sono i familiari prossimi a riconoscere la possibile insorgenza di una problematica psicopatologica così da rivolgersi allo specialista di riferimento.
In questa fase si può inoltre ricorrere massicciamente all'uso del pensiero magico, data l'impossibilità di ottenere una risposta logica alle proprie domande. Questo tipo di pensiero si contrappone totalmente al pensiero logico e costituisce un tipo di pensiero cognitivo in cui manca una relazione causale fra soggetto e oggetto. L’utilizzo del magismo, quindi, permette di dare una risposta alle domande che il paziente si pone e a cui la logica non riesce a dare una risposta. Il magismo riesce a contenere l’ansia e l’angoscia e dunque può risultare utile nella prima fase di accettazione e va accettato il ricorso a tale difesa. Solitamente viene abbandonato col tempo con l’aumento della consapevolezza di malattia ma, in alcuni casi, esso non regredisce ed è necessario rivolgersi a uno specialista onde evitare ripercussioni più gravi.
- Fase di elaborazione
Nel complesso si va quindi verso una normalizzazione dell'individuo, al netto dei cambiamenti apportati dalla perdita che può richiedere di modificare in qualche modo il proprio stile di vita. Si è inoltre molto più recettivi e motivati.
- Fase di ri-orientamento
Questa fase è solitamente identificata come la fase di accettazione della perdita: ciò che è accade, tuttavia, non è il raggiungimento dell’accettazione ma l’attivazione di un processo di elaborazione. Pertanto, se in futuro dovessero sorgere nuovamente dei periodi difficili per il paziente, potranno essere necessari nuovi aggiustamenti e il processo di adattamento andrà dunque riattivato.
In tutto il processo di elaborazione e accettazione della perdita svolge un ruolo cruciale l’autoefficacia, ossia la convinzione di sapere in che modo agire, la convinzione di avere le capacità di farlo e la convinzione che mettendo in atto certi comportamenti si raggiungeranno i risultati sperati. Queste consapevolezze dipendono da vari fattori, a seconda del tipo di lutto subito. È comunque molto importante che la persona non si senta sola e che non tenda ad etichettarsi e rinchiudersi automaticamente in un pregiudizio, ma che mantenga una vita attiva e partecipativa, pur tenendo ovviamente conto delle possibili limitazioni che susseguono alla perdita, a seconda di quale essa sia.
Il lutto si supera con l'accettazione ed è normale che il processo nel suo complesso possa richiedere un po' di tempo. In alcuni casi, tuttavia, il lutto non viene superato correttamente e sfocia in una condizione patologica: in tal caso può risultare d'aiuto rivolgersi a uno psicologo.
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